dispositivi di protezione individuale ai tempi del covid-19

Il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro impone l’obbligo di utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) da parte dei lavoratori nei casi in cui determinati fattori di rischio non possano essere evitati o ridotti da misure di prevenzione o mezzi di protezione collettiva.

Ogni lavoratore ha infatti la responsabilità di prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, è quindi necessario fare buon uso delle attrezzature di lavoro, delle sostanze pericolose, dei mezzi di trasporto e dei dispositivi di sicurezza. Ai “normali” rischi cui va incontro un lavoratore quotidianamente, da alcuni mesi si va a sommare la situazione di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Coronavirus, per la quale l’impiego di DPI è diventato un imperativo.

 

 

La classificazione dei DPI

Vengono considerati DPI “qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”.
I DPI devono essere adeguati ai rischi da prevenire e alle condizioni esistenti sul luogo lavorativo, devono tenere conto delle esigenze ergonomiche e di salute dei lavoratori, possono essere compatibili tra loro in caso di rischi molteplici e facili da indossare e da togliere in caso di emergenza.

In relazione al grado di rischio connesso all’attività lavorativa, i DPI vengono classificati in tre categorie.

  • Prima categoria: si tratta di attrezzature destinate a salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità per esempio causati da strumenti meccanici, prodotti per la pulizia, raggi solari ecc. Tali dispositivi sono autocertificati dal produttore.
  • Seconda categoria: vi rientrano tutte le attrezzature non inserite nella prima e nella terza categoria, che sono legate ad attività con rischio significativo. È richiesto un attestato di certificazione da parte di un organismo di controllo autorizzato.
  • Terza categoria: comprende quei dispositivi che proteggono il lavoratore dal rischio di morte e danni gravi o permanenti per la sua salute, come ad esempio imbragature, caschi con allaccio sottogola, autorespiratori, guanti ignifughi ecc. Per poter utilizzare tali attrezzature è previsto un addestramento specifico obbligatorio.

 

Secondo l’art. 77 del D. Lgs. 81/08 il datore di lavoro ha l’obbligo di scegliere i DPI da utilizzare in base alla valutazione dei rischi e individuare le condizioni in cui tali dispositivi devono essere utilizzati, assicurare l’efficienza e le condizioni d’igiene dei DPI, fornire ai lavoratori i dispositivi conformi ai requisiti previsti e le relative istruzioni su come indossarli.

Il lavoratore ha l’obbligo di seguire i corsi di addestramento riguardanti l’utilizzo dei DPI, avere cura di tali dispositivi, segnalare eventuali difetti e riconsegnarli secondo le istruzioni al termine dell’utilizzo.

 

DPI per difendersi dal coronavirus

La mascherina chirurgica viene utilizzata per prevenire e limitare la diffusione di malattie respiratorie. In seguito all’emergenza sanitaria mondiale dovuta al diffondersi della malattia da coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sottolineato che tali mascherine devono essere indossate quando si sospetta di aver contratto l’infezione, quando si presentano sintomi e quando è necessario entrare in contatto con una persona con sospetta infezione da coronavirus. Non si tratta, pertanto, di dispositivi che interessano solo operatori sanitari o chi, in generale, lavora a stretto contatto con malati e potenziali tali, ma che devono essere impiegati dall’intera popolazione. A livello italiano, con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto “decreto cura Italia”, le mascherine chirurgiche sono state a tutte gli effetti equiparate ai DPI. Attualmente, dato l’aggravarsi della situazione, è obbligatorio indossare tali DPI in qualsiasi contesto insieme alle buone norme di igiene delle mani e distanziamento sociale. Oltre alla mascherina chirurgica, ne esistono in commercio altre varianti che si distinguono tra di loro per la capacità di diffusione delle particelle di saliva e muco e definite maschere protettive per particolato, meglio note come FFP1, FFP2, FFP3.
Fino a qualche mese fa, anche i semplici guanti in silicone venivano considerati delle misure utili a prevenire la diffusione del virus purché, come nel caso delle mascherine, venissero impiegati con criterio, ossia indossati correttamente, sostituiti regolarmente o, laddove possibile igienizzati oltre che smaltiti adeguatamente.
Questi dispositivi “di base” interessano ovviamente anche gli operatori sanitari, i quali debbono adottarne di ulteriori per l’elevata esposizione al virus cui sono soggetti. È il caso di tute, camici monouso, calzari, occhiali, visiere, ecc.